S.I.P.G. Società Italiana Psicoterapia Gestalt

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Margherita Spagnuolo Lobb

ESSERE AL CONFINE DI CONTATTO CON L’ALTRO: LA SFIDA DI OGNI COPPIA

“Terapia Familiare”, n. 86/2008

 

Con questo articolo, pubblicato sulla rivista “Terapia familiare”, l’autrice si pone l’obiettivo di illustrare la modalità di lavorare con le coppie secondo il modello gestaltico, tenendo però sempre presenti sullo sfondo modalità alternative appartenenti ad altri approcci terapeutici con i quali si propone di instaurare un dialogo, in primis quello della terapia familiare. Ne risulta un confronto proficuo e ragionato, che evidenzia diversità terapeutico/epistemologiche tra i due modelli piuttosto che differenze squisitamente riconducibili al linguaggio utilizzato.

Punto di partenza dell’autrice ed ineliminabile caratteristica dell’approccio gestaltico è il connubio inscindibile tra esperienza individuale e pratica professionale del terapeuta, nello specifico tra l’appartenere ad una coppia e lavorare con le coppie. È proprio grazie al duplice campo di esperienze che M. Spagnuolo Lobb può affermare che “l’aiuto più profondo che qualsiasi terapia può dare ad una coppia in crisi è proprio la capacità di aprirsi all’altro”.

E parlando di efficacia della terapia, partendo dalla centralità di ciò che accade nel qui e ora secondo un’ottica fenomenologica, l’autrice ben fa comprendere come il cambiamento emerga non tanto grazie all’intervento di un altro (il terapeuta) bensì nasca dall’esperienza co-creata da entrambi i partner. Ne scaturisce una domanda universale: che cosa ne facciamo di tale esperienza in termini terapeutici? La Psicoterapia della Gestalt intende promuovere e sostenere nell’incontro terapeutico una nuova esperienza relazionale che integri tutti gli aspetti già presenti in una sintesi nuova, che risulti vitale e creativa per la coppia.

L’autrice passa, così, ad illustrare il lavoro gestaltico con le coppie, prendendo in considerazione tre dimensioni esperienziali insite nella nuova capacità dei membri della coppia di accogliere l’altro: vedere la diversità dell’altro, capire il desiderio implicito nella ferita provocata dall’altro, fare il salto nel vuoto relazionale e dare piacere all’altro; mostra inoltre il lavoro di uno psicoterapeuta che crede nell’adattamento creativo della coppia.

Ogni passaggio viene efficacemente evidenziato con l’esposizione di altrettanti casi clinici.

In merito al primo punto, uno dei principi cardine della PdG viene ad occupare un posto fondamentale anche per la terapia di coppia, ossia la capacità per l’organismo di essere spontaneamente e pienamente presente al confine di contatto con l’ambiente; questo, per la coppia, significa la capacità di vedere l’altro e sentirsi attratto da questo, il che può accadere soltanto se ci si mostra “nudi” di fronte all’altro nell’hic et nunc dell’incontro; soltanto riconoscendo la propria creatività nel fare contatto, l’autoregolazione che accade nella coppia è terapeutica in quanto permette ad ogni suo membro di sentirsi in piena intimità.

Ma, si domanda l’autrice quasi prevenendo le domande di un terapeuta familiare, che posto occupano le influenze ambientali e sociali? È ovvio, precisa, che in questo essere coppia vengano riproposte modalità di interagire  con l’ambiente apprese fin dall’epoca neonatale, ragion per cui ogni individuo tenderà a riproporre dei modi di essere-con già appresi, aspettandosi dall’altro determinate reazioni; in questa danza di conoscenze apprese e nuove conquiste un posto di rilievo occupano pertanto le proiezioni di ciascuno. Ne deriva, portando il focus dell’attenzione su ciò che accade tra l’io e il tu, dunque al confine di contatto, che la relazione di coppia viene vista dalla Psicoterapia della Gestalt come una continua co-creazione di tale confine di contatto, in cui anche il proiettare vissuti personali viene letto secondo un’ottica che prevede la volontà di realizzare l’intenzionalità di contatto.

In merito al secondo punto, M. Spagnuolo Lobb si sofferma a osservare come le coppie interrompano la loro intenzionalità di contatto, il che spesso porta ogni partner ad essere cieco e perciò a non vedere la diversità dell’altro, ma anche come le stesse coppie mantengano un adattamento creativo nella loro relazione.

Oltre a tale intenzionalità di raggiungere un contatto intimo, i due partner sono mossi pure dalla paura di non essere compresi in questo loro desiderio: “ciò che fa male non è tanto il fatto di non essere capiti dall’altro nei contenuti della nostra esperienza, quanto piuttosto nel nostro desiderio e nei tentativi di raggiungerlo”: l’altro dunque è desiderato in quanto altro che accoglie, con cui sentirsi a casa, in intimità. Il modo nel quale tale desiderio si compie porta con sé le paure che l’altro non sia dove si vuole trovarlo e ciò reca con sé l’idea del rischio: il rischio cioè che il proprio desiderio venga frustrato.

Dunque paura e rischio creano quella tensione verso l’altro che caratterizza le coppie.

Il terzo punto, infine, illustra l’importanza per ognuno di dover attraversare quell’attimo di nudità, di destrutturazione, prima di poter seguire la propria intenzionalità di contatto significativo, attimo nel quale riemergono le paure del passato doloroso; ciò che necessita è, invece, compiere con fiducia un vero e proprio salto nel vuoto relazionale e soltanto così sarà possibile dare piacere all’altro.

In base a tutto quanto affermato, è possibile dire che l’approccio gestaltico crede che l’obiettivo della terapia di coppia risieda nel riappropriarsi della spontanea creatività insita in ogni relazione significativa: infatti, la terapia non vuole far sì che i partner non litighino, ma piuttosto che imparino a sentirsi vivi e creativi nella loro relazione, pur attraversando momenti di dolore e conflitti, ma sempre avendo come meta finale l’intimità.

Per fare ciò, il terapeuta della Gestalt utilizza la propria arte, che consiste innanzitutto nel sostenere ciò che la coppia sa fare già spontaneamente, per poi spostare l’attenzione dei partner su ciò che ognuno vorrebbe di diverso dall’altro a livello comportamentale; per raggiungere tale obiettivo è necessario addestrare ciascun membro della coppia ad utilizzare un linguaggio propositivo. Una volta appresa questa modalità comunicativa, l’ultimo passo è quello di portare l’attenzione sull’intenzionalità di contatto propria e dell’altro per poter finalmente entrare in una relazione reciproca.

Come dice l’autrice “l’altro non è accanto a noi per guarire le nostre antiche ferite, ma per creare una nuova relazione”.

Questo articolo è da ritenersi indispensabile per tutti i terapeuti che vogliono lavorare con le coppie. Il quadro che ne risulta è quello di una modalità di fare terapia fiduciosa nella capacità innata della coppia di sentirsi in intima relazione, che restituisce ad ogni partner la sua personale capacità di vivere in relazione con l’altro con la pienezza dei sensi e con la tensione verso la migliore modalità possibile di realizzare tale obiettivo.

Alessia Tedesco – allieva didatta Istituto di Gestalt H.C.C

 

 

Giovanni Salonia

Lettera ad un giovane psicoterapeuta della Gestalt.

Per un modello di  Gestalt Therapy con la famiglia

in M.Menditto (a cura di): “Innovazioni in Psicoterapia della Gestalt” Franco Angeli, Milano, 2009

Giovanni  Salonia  sceglie in questo testo di rispondere alla domanda che un giovane terapeuta della Gestalt può porsi nel momento in cui si interessi alle applicazioni del suo approccio : ” ma la Gestalt Therapy (GT) lavora con le famiglie? Come mai non si fa cenno  alla Gestalt nei manuali di terapia familiare? “

Salonia sceglie, per rispondere a questo quesito, la formula della lettera, modo più diretto e di “confine” tra un gestaltista navigato ed uno alle prime armi. Secondo questo autore, punto centrale nel modello della GT con la famiglia è l'utilizzo della teoria del sé, e in particolare delle tre funzioni del sé: funzione-es, funzione-io, funzione-personalità. Nel modello che Giovanni Salonia  propone, le precedenti prospettive di intervento in terapia familiare secondo la GT, ovvero l’attenzione alla esperienza e la teoria del ciclo di contatto/ritiro del contatto, sono incluse nel quadro più ampio della teoria del sé

La  funzione-es  coglie la famiglia nella sua dimensione olistica di corpi che crescono. Un concetto chiave proposto dall'autore è l’Intercoporeità , la lettura corporea della relazione, ovvero come i corpi stanno insieme. La funzione-personalità fa riferimento alla qualità del confine di contatto tra i corpi dei genitori e quelli dei figli ( distinzione tra essere coppia e essere genitori di/essere genitori con). La funzione-io fa riferimento alla qualità del contatto ( saper incontrare l’altro nella propria ed altrui pienezza).

La lettera continua con la descrizione di due tipi di intervento che sostengono e facilitano il cambiamento:

- Intervento sulla funzione-personalità, ovvero la “danza delle sedie”. Giovanni Salonia scrive: ” Mi piace dire che la prossemica delle sedie (del posto occupato) rimanda alla prossemica dei vissuti relazionali. (…) il cambiamento di posto, mentre serve a rendere flessibile la linea generazionale ( f. personalità), facilita l’ascolto del proprio e dell’altrui corpo (f. es) e offre l’opportunità di esprimere ciò che il sé vuole dall’altro (f. io).

- Intervento sulla funzione-io del sé, ovvero “la danza dei pronomi”. “Le parole devono emergere dal corpo” scrive Salonia.  “Nella  danza dei pronomi si apprende ad usare un autentico “io”per condividere i propri vissuti, un “tu” empatico per raggiungere l’altro, un “noi” non confluente ma esperienza genuina di appartenenza, un “essi” realistico per la polis.

Dalla lettura del testo si coglie la  passione e l’originalità  di un modello di Gestalt Therapy con le famiglie che l’Autore  ha elaborato  dopo anni di terapia, di ricerca e insegnamento. Il modello elaborato contribuisce ad arricchire, in modo chiaro e concreto, lo sfondo di uno psicoterapeuta della Gestalt.   Ai giovani e ai navigati terapeuti della Gestalt: Buon lavoro!

Melania Bisesto, allieva didatta Istituto di Gestalt Therapy H.C.C. Kairòs

 

 

 

Richard Kitzler

Eccentric genius

Gestalt Institute Press 2009

Nel 2009 è stata pubblicata, dalla Gestalt Institute Press, la seconda edizione di "Eccentric Genius", di Richard Kitzler. Lo presentiamo, qui, attraverso le parole Dan Bloom e quelle dell'Editore.

Richard Kitzler è stato un fondatore del New York Institute for Gestalt Therapy. Ha insegnato ai terapeuti della Gestalt per decenni - ed è stato mio maestro ed amico. L'influenza di Richard si è diffusa nel mondo. Ha partecipato a molti congressi dell'EAGT. Soprattutto, ha partecipato alle attività dell'Istituto di Gestalt, in Sicilia, e ha mantenuto collegamenti vivi (stretti?) con molti terapeuti della Gestalt, in Italia. Questo libro raccoglie il lavoro della sua vita. E mostra il suo carattere e genio.
Dan Bloom, NYIGT

Eccentric Genius, An Anthology of the Writings of Master Gestalt Therapist Richard Kitzler (un'antologia degli scritti di Richard  Kitzler, profondo conoscitore della psicoterapia della Gestalt), è una raccolta di articoli di Richard, accompagnati da foto della sua vita, dalle sue poesie preferite, e da 14 saggi di amici della comunità gestaltica. Il libro è stato pubblicato in una prima edizione per il congresso dell'AAGT (Association for the Advancement of Gestalt Therapy), del luglio 2008, in Inghilterra, e in una seconda edizione nel marzo 2009, in memoria. La seconda edizione contiene anche alcuni nuovi contributi di (conosciuti? Importanti?) terapeuti della Gestalt[1], che hanno scritto in ricordo di Richard.
 Gestalt Institute Press

[1] Saggi di Renate Perls, Sheldon Litt, Karen Humphrey, Carl Hodges, Lee Zevy, Joe Lay, Perry Klepner, Gail Feinstein, Sylvia Fleming Crocker, Stella Resnick Ruella Frank, Charlie Bowman, Zelda Friedman, Margherita Spagnuolo Lobb, Eric Werthman, Anne Teachworth, Ansel Woldt, Dan Bloom.

Michela Gecele – Didatta Istituto di Gestalt H.C.C. - Italy

 

 

Valeria Rubino

Sulle tracce dell’empatia. Una visione gestaltica e neuroscientifica

rivolta al cuore della relazione.

In “Idee in psicoterapia”, 3, 2008. Pagg. 41-48

 

Curioso, il  percorso evolutivo della psicoterapia della Gestalt. Nata negli anni ’50 come forza dirompente nel panorama dei nuovi approcci clinici, espressione di un clima culturale segnato dal rifiuto di ogni simbiosi e dalla controdipendenza all’autorità; ritenuta, nella sua originaria versione perlsiana,  come la più trasgressiva delle psicoterapie, impossibile da inquadrare all’interno di una rigida struttura teorica. Da qualche tempo, deposte le armi della ribellione grazie a un ripensamento ermeneutico dei principi di base, e riconciliatasi con il mondo accademico, si è trovata a riscuotere importanti convalide scientifiche, e a ottenere una sorta di rivalutazione: da metodologia essenzialmente empirica a modello teorico-clinico articolato e in linea con la forza innovatrice delle nuove scoperte in campo neuropsicologico.

E’ soprattutto il concetto di empatia e il suo corrispettivo gestaltico – la relazione incarnata  tra organismo e ambiente – a essere oggetto privilegiato dell’interesse e della  ricerca neuroscientifica contemporanea. Su questo argomento è incentrato l’articolo di cui è autrice Valeria Rubino, psichiatra e psicoterapeuta,  didatta in itinere dell’Istituto di Gestalt HCC “Italy” di Siracusa. Il lavoro si pone come una riflessione di estremo interesse sulle basi biologiche dell’empatia, che l’Autrice individua nel ruolo funzionale dei neuroni specchio. Una scoperta scientifica che ha riconciliato psicoterapie e neuroscienze spalancando nuovi orizzonti su quanto sia iscritta nel nostro hardware organico la funzione della comprensione immediata dell’altro e della sua intenzionalità. Valeria Rubino, presentando -  tra gli altri - gli studi di Rizzolatti, sottolinea il loro valore di conferma della teoria gestaltica per cui è l’esperienza relazionale al confine di contatto, e non la struttura psichica individuale  tout court, a determinare lo sviluppo e il funzionamento psichico. E integrando queste conoscenze scientifiche con quelle altrettanto importanti di Siegel, LeDoux, Damasio e di altri neuroscienziati, appare evidente come la crescita del patrimonio neuronale, che poi si sostanzia in nuovi  apprendimenti e nuove competenze anche relazionali, è determinata dalla condivisione e dalla reciprocità. Attraverso tecniche di neuro-imaging, Gallese ha dimostrato come ogni autentica comprensione basata sull’osservazione del comportamento altrui è attuata grazie a una forma di simulazione interna che scaturisce dall’attivazione di identiche regioni corticali. “Simulazione incarnata”, nella terminologia di Gallese. Una definizione, dice la dottoressa Rubino, che incontra quella di empatia formulata dal gestaltista  Frank Staemmler.

La lettura di questo stimolante contributo consente una efficace comprensione dell’attualità dell’epistemologia portata avanti dalla  Gestalt in rapporto al panorama neuroscientifico contemporaneo, e rende con vivacità e pienezza la dignità del dialogo tra questo modello psicoterapeutico e gli approcci centrati sull’intersoggettività. Se ne trae la confortante prospettiva che l’ipotesi di un linguaggio comune sia finalmente possibile.

 

Giuseppe Sampognaro- Didatta Istituto di Gestalt H.C.C. - Italy

 

 

Guadalupe Amescua Villela

Psicoterapia infantil relacional. Un modelo de intervenciòn gestalt.

 CEIG Editorial, Mexico 2008

Lingua: spagnolo

Prezzo di copertina: non indicato.

 

“Il sintomo è un testo,

 con un destinatario”(pg. 118)

 L’opera di Guadalupe Amescua Villela accompagna il lettore, in poco più di 130 pagine, in una rivisitazione della psicoterapia infantile relazionale, facendolo partecipare alla creazione del modello di intervento gestaltico con la stessa semplicità e naturalezza con cui nelle sedute terapeutiche raccontate fa partecipare all’incontro i genitori del bambino che segue in terapia.

Non ci spalanca subito la porta ma ci invita con gentilezza ad attraversare la soglia che delimita e definisce il fare terapeutico e il fare terapeutico relazionale: l’osservazione fenomenologia di ciò che accade al confine di contatto organismo-ambiente. L’autrice fa ciò  scandendo il tempo della lettura in 2 parti: nella prima parte (capitoli da 1 a 4) il lettore ha la possibilità di ricostruire lo sfondo teorico, di  rintracciare e ri-tracciare le tappe dello sviluppo evolutivo, utilizzando come riferimento da un lato il modello proposto nell’“Intervento di Sviluppo Relazionale” di Steven Gutstein e Rachelle Shelly e dall'altro gli spunti sempre fecondi di  Daniel Stern. L’autrice invita ad una immersione nel mondo del bambino, nel suo sviluppo relazionale e nella sua capacità di presentarsi al mondo ed allo stesso tempo di svelarne i meccanismi nascosti. Risaltano, nelle fasi di intervista e presentazione del “caso”, i tentativi dei genitori di sottrarsi a questo sguardo. Colpisce come questi tentativi vengano accolti dalle e dai giovani terapeuti ( molti casi portati  nel testo sono condotti da terapeuti/e in formazione Gestaltica presso il Centro creato dal CESIGUE) e come, nel momento in cui ad essi venga data voce ed espressione, si apra per i genitori stessi la possibilità di non allontanare  più quello sguardo ma di sostenerlo nella sua funzione di contatto. 

Nella seconda parte l’autrice  invita noi lettori a coinvolgerci nel lavoro terapeutico con i bambini così come i terapeuti “all’opera” invitano i genitori a partecipare alla terapia, superando la dicotomia (che preoccupa  tutt’oggi  vari modelli di terapia) tra  il dentro e il fuori la terapia, tra organismo ed ambiente di cura. Il gioco, nelle sessioni congiunte terapeuta-bambino-genitori, viene eletto a strumento privilegiato per permettere l’incontro,  per dare espressione alle dinamiche relazionali in atto nella diade bambino/genitori (in appendice si trovano descrizioni di alcuni dei giochi ed attività utilizzate nelle diverse fasi dell’intervento terapeutico relazionale).

Ma sarà nel capitolo 7,  cuore dell’opera, che viene rivelata la forza creatrice e creativa del modello gestaltico: sviluppare le abilità della relazione nella relazione. E’ in questo momento che il destinatario del testo portato dal sintomo ha la possibilità di decifrare il messaggio, così che il sintomo diventa pienamente appello alla relazione.  Il testo diventa storia;  il messaggio è decifrato, è “dialogato”, si svela al mondo e al mondo torna ad appartenere.

NOTE SULL’AUTRICE:

Guadalupe Amescua Villela, psicoterapeuta infantile, direttrice e docente  del corso di specializzazione in Psicoterapia Infantile Gestaltica presso il CESIGUE, Centro Gestaltico di  Studi e Ricerche, fondato nel 1991, oggi nelle sedi  di  Xalapa e Villahermosa (Messico).  Per CEIG Editorial  ha pubblicato “La magia de los niños” , 2001, Mexico.

 

Laura Castellani -

 

 

Pier Luigi Righetti, Marta Galluzzi, Tiziano Maggino, Andrea Baffoni, Antonio Azzena

La coppia di fronte alla Procreazione Medicalmente Assistita

Aspetti psicologici, medici, bioetici

Franco Angeli

Cosa significa avere un figlio, oggi, alla luce delle nuove tecnologie di Procreazione Medicalmente Assistita (PMA)? Quali procedure la coppia deve affrontare? Come si spiegano quelle situazioni in cui il processo naturale della riproduzione è ostacolato da una molteplicità di fattori? E quali risvolti

psicologici comportano?

“Fertilità”. “Genitorialità”. “Speranza”. “Scienza”. “Nascita”: sono questi i termini che esprimono una sintesi – quasi un filo conduttore – del testo, che spiega in modo semplice e diretto ciò che succede quando una coppia decide di superare le proprie difficoltà riproduttive attraverso la PMA.

Gli Autori, grazie alle loro competenze specialistiche che vanno dalla psicologia alla medicina e ai vissuti che incontrano quotidianamente nei reparti ospedalieri, intendono fare chiarezza – con un linguaggio scientifico rigoroso, ma allo stesso tempo alla portata dei non esperti – sull’anatomia e la fisiologia della riproduzione umana, sui concetti di diagnosi di infertilità e di sterilità, sulle caratteristiche maschili e femminili che impediscono questi processi, sulle tecniche di fecondazione assistita e sui risvolti psicologici ed emotivi del divenire ed essere genitori.

Dal desiderio di maternità e paternità al ruolo degli aspetti psicologici nell’eziologia dell’infertilità, dalle conseguenze psicologiche dovute alla diagnosi a quelle dovute alla fecondazione assistita ed al suo risultato.

Completano il volume una panoramica sui modelli bioetici connessi alla riflessione sulla PMA, un’appendice riassuntiva delle tappe della ricerca medico scientifica in questo campo e il testo della legge 40/2004, con le più recenti Linee guida associate.

Presentazione tratta dal libro

 

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WebMaster: Marco Lobb